1. Flower duet - Lakme` de Delibes
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Il sentiero CAI 657 è probabilmente la via più breve di avvicinamento all’attacco della via ferrata delle Taccole. Dall’uscita autostradale di Affi (VR), si risale in direzione Spiazzi-Ferrara di Monte Baldo fino poco oltre il rifugio Novezzina (parcheggio in corrispondenza del secondo tornante dopo il rifugio, a quota 1255 metri circa). Si sale in direzione del rifugio Barana al Telegrafo sul sentiero che attraversa alpeggi e pini mughi. La ripida salita, lungo il vallone Osanna, raggiunge la mulattiera militare di crinale (segnavia 658), linea di rifornimento della prima Guerra Mondiale, poco sotto punta Sascaga (2136 m), in circa due ore e trenta minuti. Nel punto in cui il sentiero appena percorso incrocia il 658 di crinale, si procede verso sud (sinistra) fino a uno stretto intaglio nella parete oltre il quale, poco distante, si trova l’indicazione della ferrata (targa in alto a destra). Si lascia la mulattiera militare e si segue lo stretto sentiero che scende ripido, a destra, attraverso un disagevole tratto di ghiaia instabile e qualche lingua di neve, fino alla base della parete rocciosa che segna l’attacco vero e proprio della ferrata (mezz’ora circa dal bivio 657-658).
La ferrata delle Taccole, che inizia a quota 1970 metri circa, può essere suddivisa in quattro parti: Camino iniziale verticale: (15/20 metri), attrezzato con staffe e cavo di sicurezza, impegnativo e tecnico; all’uscita una cengia di collegamento con cavo conduce alla placca successiva. Placca verticale con fessura e diedro: (30/40 metri), la fessura è attrezzata con staffe e con sassi cementati, presente sempre il cavo di sicurezza, tratto impegnativo e tecnico; al termine del diedro c’è un piccolo terrazzamento roccioso per riposare.
Diedro con fessura-camino: aggettante e leggermente strapiombante (20/25 metri), attrezzato con staffe e cavo di sicurezza, molto impegnativo e tecnico, presenta i passaggi più difficili della via. Il tratto più impegnativo si incontra dove la parete strapiomba leggermente (spesso umida e viscida); qui ci sono poche staffe e gli appoggi per i piedi sono scarsi. Uscita in vetta: terminano praticamente le difficoltà. Finito il cavo si percorrono pochi metri fino al libro di vetta. Oltre, tagliando tra i mughi, si raggiunge la Vetta delle Buse, quasi piana e prativa. (lagodigardaescursioni.it) Ore 1 dall’attacco. Dalla cima di Vetta delle Buse, dove ci concediamo una breve pausa e da cui la parte meridionale del lago di Garda offre all’escursionista uno splendido panorama, scendiamo brevemente verso sud fino ad incrociare nuovamente la mulattiera militare con segnavia 658 . Siamo in prossimità del passo del Camino (2128 m). Volgendo a sinistra, si transita sul versante est di Vetta delle Buse percorrendo un tratto spettacolare dell’ardita mulattiera militare, tra pareti rocciose e guglie. Si prosegue fino alla forcella prima del Sascaga, incontrata già al mattino, dove ritroviamo la tabella segnavia con l’indicazione del rifugio Barana (variante sentiero EE) in alternativa al più tranquillo 658. Panorama verso sud da variante sentiero EE verso rifugio Barana a Punta Telegrafo: Vetta delle Buse con il lago di Garda retrostante.
Dal rifugio Barana al Telegrafo (2147 m) si sale, con breve percorso, alla ben visibile cima di Punta Telegrafo, con croce di vetta; eccezionale panorama sul lago sottostante e sulla cresta del Baldo, dalla settentrionale cima Valdritta alla meridionale cima Costabella. (3/4 d’ora da Vetta delle Buse). Ritornati al rifugio (aperto) si percorre un breve tratto del sentiero 658 verso sud in direzione del bivio con il 657 che ci riporterà al parcheggio in circa due ore dal rifugio medesimo.
Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |
Mappa della cima:
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