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Risalito per due volte: la prima nella primavera del 1975 durante un periodo di vacanza con moglie tra alcune località della Puglia e Campania, la seconda nell’estate del 1991, con moglie e figlio, al ritorno da una vacanza in Calabria con sosta a Napoli e dintorni.
Curzio Malaparte era a Napoli nella primavera del 1944 come ufficiale di collegamento con il comando alleato e lì fu testimone dell’ultima grande eruzione. “Il cielo , a oriente, squarciato da un’immensa ferita, sanguinava, e il sangue tingeva di rosso il mare, l’orizzonte si sgretolava, ruinando in un abisso di fuoco. Scossa da profondi sussulti, la terra tremava, le case oscillavano sulle fondamenta, e già si udivano i tonfi sordi dei tegoli e dei calcinacci che, staccandosi dai tetti e dai cornicioni delle terrazze, precipitavano sul lastrico delle strade, segni forieri di una universale rovina. Uno scricchiolio orrendo correva nell’aria, come d’ossa rotte, stritolate. E su quell’alto strepito, sui pianti, sugli urli di terrore del popolo, che correva qua e là brancolando per le vie come cieco, si alzava, squarciando il cielo, un terribile grido. Il Vesuvio urlava nella notte, sputando sangue e fuoco.
da “La Pelle” di Curzio Malaparte. Percorso tracciato su mappa Google Earth: in rosso salita al cratere e ritorno, in giallo percorso sul bordo del cratere. |
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