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Il mio primo tentativo di salire sulla Tofana di Rozes per la via ferrata Lipella risale al settembre del 1988 ed è fallito a causa di una imprevista nevicata la notte prima dell’escursione. Dopo aver percorso il primo tratto di ferrata, alle Tre Dita ho definitivamente rinunciato alla vetta, per le maggiori difficoltà del tratto attrezzato successivo e la troppa neve, ripiegando in direzione del rifugio Giussani e rientro al fondovalle.
A distanza di vent’anni precisi (settembre 2008), dopo numerosi passaggi nell’ampezzano e decine di cime salite, decido di ritornare sulla Tofana di Rozes ripercorrendo lo stesso percorso, questa volta con maggior fortuna. Dal rifugio Dibona (2.083 m) il sentiero sale tra il bosco rado di mughi sino a raggiungere la base dell’imponente parete sud della Tofana di Rozes. Il sentiero 404, che prendiamo verso sinistra, percorre il versante meridionale della montagna mantenendosi, con scarsi dislivelli, tra la parete a destra e i pascoli a sinistra. Dopo poco più di un’ora di cammino il sentiero piega a destra per raggiungere un anfratto roccioso dove troviamo l’attacco della via ferrata Lipella (2.480 m). L’inizio della ferrata è caratterizzato dal particolare accesso alla “Galleria del Castelletto”; un camminamento, scavato dagli alpini durante la prima guerra mondiale, da percorrere in salita (120 m di dislivello e circa 500 m di lunghezza). All’uscita della galleria elicoidale il tracciato procede in discesa per sentiero su ghiaione con splendida vista sulla Val Travenanzes e porta ai piedi della parete ovest della montagna a quota 2510 m. La salita riprende attraverso ripidi gradoni attrezzati con funi metalliche, alternati a tratti su cenge quasi orizzontali. Si contorna per stretta cengia un diedro che solca marcatamente la parete per poi riprendere la salita, ben assicurata con funi, sino al bivio delle Tre Dita (2680 m). Qui termina la prima parte della ferrata; si procede quindi prendendo il sentiero a destra per cengia sino a raggiungere il grande anfiteatro roccioso ricadente dalla cima stessa.
Quasi verticalmente le funi metalliche guidano per ripidissimi salti rocciosi fino a raggiungere una serie di cenge inclinate ben gradinate che la via sfrutta per portarsi all’anticima dove ha termine la ferrata (3027 m). Non restano che gli ultimi 30 minuti di cammino su ghiaione per risalire la sinuosa cuspide sommitale che conduce alla croce di vetta. (Circa 6h dalla partenza) La discesa si effettua per la stessa via di salita fino all’anticima; prendendo quindi verso destra si segue la via normale che, indicata con segni blu un pò sbiaditi, scende attraversando cenge e ghiaie fino al vecchio rifugio Cantore, ora chiuso ed in rovina, nei pressi del quale si trova il nuovo rifugio Giussani. Il percorso alpinistico richiede buona attenzione. Dal Cantore, per sentiero 403, si ritorna al rifugio Dibona ed al parcheggio dove si è lasciata l’auto. (3 ore circa dalla cima) Percorso sorprendentemente lungo per il quale è richiesto ottimo allenamento mentre le difficoltà tecniche restano complessivamente medie. La ferrata può considerarsi atipica presentandosi piuttosto impegnativa nel settore superiore, oltre le Tre Dita, e non subito nella sua parte iniziale. Rimane comunque molto interessante per l’esposizione delle sue cenge, la qualità della roccia che si presta bene alla pratica dell’arrampicata e per gli splendidi panorami. (Liberamente tratto da: www.vieferrate.it) Percorso tracciato su mappa Google Earth: in rosso-giallo salita alla cima; in giallo-arancio ritorno al rifugio Dibona. |
Mappa della cima:
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