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La bellezza dei luoghi è turbata dalla presenza, ben visibile ancor oggi a distanza di quasi 100 anni, di centinaia di trincee aggrovigliate, fortificazioni, gallerie nella roccia, caverne, camminamenti, filo spinato: per terra schegge di bombe e granate a migliaia. Nelle trincee si trovano ancora le scatolette arrugginite del rancio, suppellettili, cartucciere, fibbie, suole di scarpe, appartenuti a poveri soldati mandati al macello, a “color che da opposte sponde per un pugno di sassi hanno pagato la lor vita”, come dice una poesia di Sergio Brighenti. A quota 1.630 metri, nei pressi di un bivio sulla statale, che scende dal Passo Rolle, con una strada forestale, in corrispondenza dell’ottavo tornante, ci si immette nella foresta di Paneveggio superando tre successivi ponti su impluvi di torrenti fino ad incontrare alcune casette in legno della forestale e quindi si prosegue fino alla ex Malga Colbricon (m 1.838). A destra della malga, verso sud-ovest, appare un vasto corridoio poco boscato, effetto di una slavina di qualche anno fa, su pendio che inizia piuttosto ripidamente. Detto pendio, più diretto e facile per l’orientamento, non va affrontato in caso di neve poco assestata. Ci si innalza allora diagonalmente verso ovest sul costone sovrastante, incontro al bosco (segnalazioni sugli alberi), dapprima abbastanza ripido poi più dolce, fino ad arrivare ad una serie di caverne, residuato della Grande Guerra, che dominano la valle sottostante. Da questa posizione panoramica si intravede il lago di Paneveggio e sullo sfondo il Passo Lusia con le Dolomiti. Si prosegue ancora nel bosco fino ad aggirare la modesta dorsale (quota 2.029) ed entrare nella pianeggiante conca delle Buse de l’Oro (m 2.050). Deviando verso sud-est si risale abbastanza faticosamente l’anfiteatro roccioso per guadagnare l’ampio, ondulato e regolare pendio settentrionale del monte (quota 2.200). In questa zona le trincee del nemico distavano poche decine di metri una dall’altra, gli attacchi erano incessanti con continui arretramenti e avanzamenti, bombardamenti, assalti alla baionetta, con massacri spaventosi per conquistare posizioni poi magari perse dopo poche ore. Attraversando diagonalmente il vasto pendio nevoso si continua in direzione della sommità con costante salita. L’ultimo strappo, appena più ripido, consente di guadagnare la vetta, punto panoramico di notevole interesse: dal prospiciente Colbricon, a sud, e sulla catena dei Lagorai verso ovest fino alla massiccia piramide di Cima Cece, la vetta più alta del gruppo coi suoi 2.754 metri. A nord la catena di Cime Bocche e Iuribrutto nasconde appena i gruppi del Latemar, Catinaccio, Marmolada; ad est si schierano le Pale di San Martino.
Il ritorno avviene per lo stesso itinerario di salita, impiegando complessivamente 8 ore circa.
Il poco tempo a disposizione nel pomeriggio del giorno precedente (4 ore circa), ci ha permesso una piacevolissima ascensione alla cima del Castellaz, facile percorso che dal Passo Rolle (1.980 m) raggiunge, a bordo pista, la Capanna Cervino. Oltre la capanna, l’itinerario prosegue verso nord-est per dolci pendii, innevati magnificamente, fino ad aggirare quasi completamente il complesso roccioso che costituisce la cima vera e propria.
Un ripido canalino di oltre cento metri, in parte innevato, ci accompagna, con non poca fatica, sul versante settentrionale della montagna e poi, in breve tempo, alla vetta sulla quale è posta una rudimentale croce avvolta da filo spinato, in ricordo della Grande Guerra. I 350 metri di dislivello che separano il Passo Rolle dalla Cima Castellaz e la posizione isolata al limitare della Val Venegia permettono di contemplare l’imponente mole del Cimon della Pala e le altre vette delle Pale, fino al Mulaz. La cima piatta e trapezoidale del Castellaz fu trasformata dai soldati italiani in caposaldo che fronteggiava le linee nemiche di Paneveggio e del massiccio di Cima Bocche. Trincee coperte, resti di baraccamenti e rifugi sono ancora oggi molto evidenti sull’altopiano roccioso che costituisce la cima del Castellaz. I riferimenti in corsivo sono estrapolati da: “Girovagando in Trentino” |
Mappa della cima:
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