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Una giornata molto particolare; densa di sorprese, attese in parte, una inaspettata.
L’escursione di metà autunno, il giorno prima del ritorno all’ora solare, si è trasformata nella prima uscita invernale di fine anno a causa della neve caduta pochi giorni prima. Il manto nevoso, lieve a Pian Vallese ( Febbio, frazione di Villa Minozzo) da dove ha inizio l’escursione a quota 1284 metri, ha raggiunto, e forse superato in certi punti, i 40 cm di spessore costringendo a calzare temporaneamente le ciaspole per poi riporle nuovamente allorchè, nell’impossibilità di individuare i classici segni bianco-rossi nascosti sotto la neve, è stato necessario procedere senza riferimenti verso obiettivi certi, su pendii ripidi e faticosi. Il tempo complessivo per l’intera escursione, previsto in 5-6 ore, è slittato verso le 7-8 finali. La cima a portata di mano, o meglio di piede, non è stata raggiunta per mancanza di tempo, per non correre il rischio di ritornare a Pian Vallese all’imbrunire. La rinuncia alla cima pesa meno se è causata da cattivo tempo o difficoltà oggettive. Una giornata eccezionalmente serena, limpida e soleggiata, di quelle abbastanza rare sulla dorsale appenninica dove foschie e nuvole improvvise possono avvolgere l’escursionista e privarlo di ogni riferimento visivo, non costituiva certo il presupposto per mancare la cima, anche se l’anticima raggiunta (1996 m) consente di spaziare lo sguardo in ogni direzione, fin dove può sembrare impossibile vedere. Come i riflessi del sole pomeridiano sul Tirreno verso sud-ovest a sinistra delle Apuane, o a destra delle stesse, verso nord-ovest, sui contrafforti delle alpi marittime al di là della cappa di foschia che stazionava sul golfo di Genova, ed ancora su buona parte dell’arco alpino, quello lasciato libero dalla lunga cresta del Cusna, pure esso oltre la cappa di smog sulla Val Padana, fino alle Piccole Dolomiti. All’andata, nonostante la neve, si procede tranquillamente sul sentiero 615 fin dove il bosco termina nella grande conca che scende ripida da La Piella e dall’Alpe di Vallestrina. Lì, dove il manto nevoso è già spesso, si procede su terreno molto ripido e senza riferimenti in direzione del Passone (1847 m). Oltre il crinale, indicazioni verticali molto utili in inverno, indirizzano in lieve discesa verso il rifugio Battisti (1750 m), che tralasciamo, verso località Lama Lite (1769 m) ed il suggestivo laghetto Bargetana (1761 m). Al lago, i riferimenti orientativi nuovamente difettano e si procede ripidamente, in maniera intuitiva, in direzione della dorsale nord occidentale che scende dal Prado per toccare l’anticima dopo circa 4,30 ore dalla partenza e constatare amaramente che mancano obiettivamente i tempi per portarsi in vetta. E poichè … l’alto conosce il basso, il basso non conosce l’alto (Renè Daumal), ecco apparire come d’incanto i segni consolatori, non visti all’andata, che guidano più tranquillamente in discesa al laghetto ed a Lama Lite. Il tipico affanno, con cui si affronta la salita al ritorno, ci accompagna nuovamente al Passone e quindi, per via diversa ma sempre sul sentiero 615, nella grande conca già raggiunta dalle prime ombre del pomeriggio avanzato, ed al parcheggio. (circa 3 ore dall’anticima) Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |
Mappa della cima:
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