1. Lacrimosa (Requiem) - Mozart
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Dalla strada militare del monte Piana, foto panoramica da quota 2055, verso sud sud-est; da sinistra Cima Occidentale (Tre Cime di Lavaredo), Cadini di Misurina, Antelao e Sorapis.
Il monte Piana è separato dai gruppi dolomitici circostanti da profondi solchi vallivi, con pareti ripide e rocciose. L’unico versante facilmente accessibile è quello rivolto a sud-est, anch’esso decisamente ripido ma raccordato al fondovalle dal Col de la Selva e da quello de le Saline.
Dalla strada militare del monte Piana, foto panoramica da quota 2136; da sinistra Scarperi, Cima Occidentale (Tre Cime Lavaredo), Croda Passaporto, Cadini di Misurina, Antelao, Sorapis e Cristallo.
Alla forcella il sentiero si immette in una larga carrareccia; la seguiamo verso destra fino a Forcella Auta (o Alta, 1984 m) per poi raccordarsi con la vecchia strada militare che sale da Misurina verso il rifugio Maggiore Angelo Bosi (2205 m) ed alla chiesetta alpina eretta in ricordo dei soldati caduti su questa montagna. Percorrendo un breve tratto del pianoro sommitale si raggiunge la cima vera e propria con la Capanna e Piramide Carducci (ore 2,30 dalla partenza). Poco distante ed in posizione leggermente più bassa, la grande croce in legno vigila dalla strapiombante parete sopra Carbonin.
Si devia questa volta verso destra per percorrere completamente la vecchia strada militare che transita ardita nella parete sud-ovest del Col de le Saline fino ad incrociare la larga carrareccia percorsa all’andata, poco sotto Forcella Bassa.
(Erri De Luca – Montagna, Storie. Salgo da Misurina al monte Piana dove per due anni austriaci e italiani fecero guerra senza riuscire a sopraffarsi. Non fu pareggio, ma reciproca decimazione. Salgo versanti arati dalle artiglierie, nessuna traccia degli squarci, i boschi hanno ricoperto i vinti. Qui nessuno vinse, tutti subirono sconfitta, ventenni senza seguito di età. Risalgo dopo un secolo i boschi di conifere. Scricchiolano gli scarponi sulla neve gelata, unico suono. Intorno orme di cervi e caprioli, in alto il sole illumina i pendii. Non metto ancora occhiali a protezione, non ce n’erano allora. Qui la guerra fu più intrusa che altrove, fu superflua e assurda più che in pianura. Salgo a zaino leggero, il freddo del primo mattino è un’ombra che non morde il corpo, i panni addosso lo tengono fuori. Non fu così per chi passò gli inverni nelle trincee sotto tiri di artiglieria e crolli di valanghe. Salgo per una gita all’aria aperta, ma nei pensieri c’è un pellegrinaggio. Quassù la vita è stata bestemmiata. Ora è solo bellezza e il privilegio di passarci sopra. Intorno vanno e vengono slitte a motori con passeggeri diretti al rifugio. Noleggiano slittini per tornale in discesa. Proseguo, arrivo: in cima il monte Piana è una distesa. Un ceppo sta a ricordo di vite non tornate indietro. C’erano trincee opposte, reticolati, tra il 1915 e il 1917 del più micidiale dei secoli. Una stesura bianca di sudario impone la sua segreta volontà di cancellare. Qui la montagna fa da cassazione, manda assolti i vinti, ignora i vincitori. Mi fermo poco per non raffreddare la macchina del corpo. Metto i passi in discesa su quelli lasciati dagli altri. Alla prossima neve sarà pure per noi come non fossimo stati.) Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |

Mappa della cima:
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