APPENNINO TOSCO-EMILIANO
Monte Cusna 2.120 m
(quota raggiunta)
1.874 m
Escursione organizzata privatamente
Organizzata privatamente
metà febbraio 2019
Difficoltà:
EEAI
Escursionisti Esperti Ambiente Innevato
Scarica traccia GPS in formato GPX, GDB e KMZ
      1. Incompiuta I mov - Schubert sito
Il monte Cusna, con 2.120 metri d’altezza, è la maggiore cima dell’Appennino reggiano e la seconda dell’intero Appennino settentrionale dopo il Monte Cimone. L’imponente catena montuosa, ben visibile dalla pianura padana, è formata dal monte Cusna e dalle anticime Sasso del Morto (2078 m) e La Piella (2071 m).  Il crinale della montagna forma il caratteristico profilo che ricorda quello di un uomo disteso, detto Uomo Morto o Gigante. Da quest’ultimo toponimo prende il nome l’area protetta dell’ex parco del Gigante, ora parte del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
Il piccolo paese di Monte Orsaro, 1230 m circa (Reggio Emilia) è il centro abitato più elevato della Val d’Asta, e di tutto il territorio del parco nazionale. Il paese è ben raccolto ai piedi del monte Prampa e fino a pochi decenni fa viveva quasi esclusivamente di pastorizia.

Attraversato il borgo, si può parcheggiare presso un largo spiazzo dove la stradina si biforca (divieto di accesso ai mezzi pesanti, poco oltre) con la diramazione di sinistra che porta verso il rifugio Monte Orsaro (1.300 metri circa). Ombre e luciSi sale a monte del rifugio sulla strada forestale sovrastante, percorrendola interamente fino all’incrocio con cartello per il passo Cisa che lasciamo per continuare a sinistra, in leggera salita, per sentiero CAI 623, su neve ben battuta. Poco oltre, in corrispondenza di altro bivio CAI, manteniamo il segnavia 623 mentre a sinistra si può scendere verso il ricovero Rio Grande. Prossimi all’uscita dal bosco si apre una grande radura dove comincia la salita sulla dorsale nord del monte, denominata “Le Prese”.

Verso il valicoSiamo a quota 1770 metri circa; il manto nevoso che ci ha accompagnato fin qui diviene sottile, spazzato dal vento e ghiacciato, lasciando spazio ad affioramenti di arenarie ed argille scure originate dall’erosione delle varie rocce che costituiscono questo versante. (ore 2 dalla partenza)

Abbandonate le ciaspole nei pressi del cartello segnavia al valico, inforcati i ramponi e ben protetti contro il vento freddo, tipico del crinale appenninico d’inverno, iniziamo la salita sul versante nord del monte Cusna.

Si tratta di un “deja vu” in quanto già transitati sul medesimo crinale poco più di un anno prima e costretti alla rinuncia a causa di un vento fortissimo che sembrava volerci ghermire. (www.lemiecime.it/cime/invernali_cusnacisaprampa.htm)

Introducendo una domanda apparentemente interrogativa e vagamente favolistica, mi chiedo se il toponimo “Le Prese”, attribuito alla dorsale nord del monte, non tragga origine dal fatto che, proprio in quel luogo in tempi remoti, un vento fortissimo, impertinente ed inquietante non si sia impadronito di alcune giovani escursioniste (le prese, inteso come verbo al tempo passato con pronome personale femminile plurale), trasportandole in chissà quali magiche dimensioni.

Quota raggiuntaTornando alla realtà e con i piedi per terra, anzi sul ghiaccio, la nostra salita termina intorno a quota 1874 m (rilevazione GPS) quando un salto roccioso, impossibile da superare, ci avrebbe costretto ad affrontare sulla sinistra un traverso di una ventina di metri, ripido e ghiacciato. Si rinuncia quindi per la seconda volta, rimandando la salita della cima ad altro tempo od altra via.

 

Panorama da quota 1874 verso occidente.

Foto panoramica

Profilo altimetrico

Ritorno al valico

Ritornati al valico e recuperata la nostra attrezzatura depositata provvisoriamente non più di un’ora prima, si riprende la discesa verso Monte Orsaro su un percorso alternativo al quello di salita transitando per il bivacco Rio Grande tramite i sentieri CAI 619 e 609. (Ore 2 dal valico)

 

 

(I testi in corsivo ed alcuni riferimenti topografici sono stati tratti da: parcoappennino.it)

 

 

(Tutte le foto non firmate sono attribuibili ad Alberto Zerbini)

 

 

 

Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto.

Mappa Google

Mappa della cima:

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