1. Because - The Beatles
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Il rifugio Koca na Mangrtskem sedlu (1906 m), situato su un vasto altopiano ai piedi della parete ovest del Mangart e raggiungibile per stretta strada asfaltata dal passo Predil (valico di confine italo-sloveno), rappresenta un ottimo punto di partenza per l’ascesa al Mangart poichè, per la sua posizione elevata e facilmente raggiungibile, riduce notevolmente il dislivello di salita. Ci sono tre modi per salire la cima: – per via normale, in territorio sloveno-italiano, itinerario con dislivello contenuto ma piuttosto faticoso e comunque adatto ad escursionisti esperti soprattutto in discesa, che rende il Mangart una delle cime più visitate delle Alpi Giulie; – su percorso attrezzato, in territorio sloveno, poco oltre la forcella Mangart, di difficoltà medie ed esposizione scarsa che sale la parete ovest dentro una spaccatura obliqua ed abbastanza verticale; – attraverso la via ferrata italiana, costruita dal Corpo degli Alpini negli anni cinquanta per permettere la salita della vetta senza sconfinare in territorio jugoslavo. L’itinerario, abbastanza impegnativo ed esposto, parte dal bivacco Nogara (1.850 m) raggiungibile anche dai laghi di Fusine, supera la forcella Mangart e risale il costone della via normale, quasi tutto in territorio italiano.
Dopo una serata passata in compagnia di un numeroso gruppo di ragazzi cechi, seduti di fronte ad un grande falò nell’attesa del sorgere della luna piena oltre la parete del Mangart, ed una notte trascorsa quasi insonne dentro il rifugio, all’alba (ore 5,30) ci portiamo con l’auto nei pressi della vicina Forcella della Lavinia (2055 m) dove cominciamo l’escursione vera e propria al Mangart intorno alle ore 6,00. Seguiamo il facile sentiero erboso in direzione della forcella Travnik (2166 m) con alle spalle i gruppi del Canin e Jof Fuart-Montasio illuminati dal sole che sorge. Alla forcella, in corrispondenza di una piccola segnalazione metallica per il bivacco Nogara, sconfiniamo in Italia transitando dentro un recinto di pecore e facendo attenzione a dove porre i piedi. La discesa verso il bivacco, posto a 1850 metri, è ripida e veloce. Indossata l’attrezzatura da ferrata, intorno alle ore 7,30 affrontiamo la via ferrata italiana tagliando in diagonale una prima paretina che accompagna nei pressi di una grotta. Questa viene attraversata dalla ferrata mediante un buco di poco più di un metro di diametro. La ferrata è quasi sempre esposta ed impegnativa, le assicurazioni sono però molto abbondanti, sia per i piedi che per le mani. Si continua su paretine e canalini, a volte verticali ed altre appoggiati, sempre in buona esposizione con vista sulla catena del Mangart. Dopo circa due ore, la ferrata italiana sbuca nel pendio morenico su cui corre il confine italo-sloveno, a quota 2300 metri circa, ed incrocia la via normale di salita alla cima. A questo punto, lasciandoci alle spalle le roccette finali della via italiana, si ritorna in Slovenia tagliando in leggera discesa il ghiaione dove corre la via normale e ci si porta sul versante opposto, all’attacco della via slovena. Questo sentiero attrezzato solo in parte, sfrutta un evidente intaglio nella parte e risale un lungo colatoio detritico. Poi si continua su rampe prive di esposizione in cui il cavo è usato come corrimano, su terreno franoso e pericoloso in caso di affollamento, per arrivare quindi in corrispondenza di una piccola forcella con bel panorama sulla conca del rifugio Koca na Mangrtskem sedlu ed i gruppi Canin-Fuart-Montasio. Alla forcella terminano praticamente i tratti attrezzati e si continua tra massi e roccette fino alla croce di vetta (ore 3,30 dal bivacco Nogara; 4,30 dalla partenza). La spaziosa vetta del Mangart, due terzi slovena ed un terzo italiana, l’elevazione ragguardevole, il panorama superbo e la relativa facilità della salita attraverso la via normale rendono questa cima una meta assai apprezzata e frequentata da escursionisti di Slovenia, Austria ed Italia che qui si danno ritrovo, spesso in buon numero (Paolo Mariuz). Grande è altresì la curiosità di stormi di gracchi che mendicano dignitosamente briciole di pane senza disdegnare pezzetti di frutta. Per il ritorno dalla vetta si scende la frastagliata cresta orientale tra roccette e detriti (territorio sloveno). Ad una selletta si svolta a sinistra sull’ampio cengione spiovente ed esposto per ritrovarsi nuovamente in Italia e ridiscendere la grande conca, dapprima rocciosa con brevi tratti attrezzati e poi su sentiero a tratti ghiaioso e roccioso fino poco sopra Forcella Mangart (2263 m) dove, rientrati di nuovo in Slovenia, ci si riporta sui terrazzi erbosi presso Forcella della Lavinia ed all’auto in sosta (ore 2,00 dalla vetta). Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: in rosso salita alla cima, per vie ferrate italiana-slovena; in verde discesa per via normale, in blu confine italo-sloveno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |
Mappa della cima:
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