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La via da noi seguita, abbastanza frequentata, è quella che dal Rifugio Garibaldi (2.548 m) sale al Passo Brizio (3.147 m) tagliando la vedretta del Venerocolo e da qui, seguendo i bordi del ghiacciaio ed aggirando il Corno Bianco, raggiunge la vetta del Monte Falcone (3.456 m) che precede la cima principale. Il rifugio, dove abbiamo trascorso una notte, era stato raggiunto il giorno prima salendo da Temù (1155 m), alla confluenza delle valli Camonica e dell’Avio in circa cinque ore di salita. Di questa escursione ricordo l’immagine insolita, per un ambiente di alta montagna, del lago Venerocolo e della sua diga con i lampioni accesi sull’attraversamento pedonale, nei pressi del rifugio Garibaldi, avvolti nel tramonto in un banco di nuvole che faceva pensare ad una via urbana in un film del terrore. “Il Rifugio, posto in magnifica posizione al cospetto dell’Adamello e del crepacciato Ghiacciaio del Venerocolo, costituisce la base per importanti ascensioni ed escursioni nel Gruppo ed è stato inaugurato nel 1959. Il precedente rifugio, ora sommerso nel lago, era stato costruito durante la prima guerra mondiale quale sede dell’infermeria Carcano (dal nome del medico che lì operò durante tutto il conflitto).
A sua volta aveva sostituito il primo Rifugio Garibaldi, ora anch’esso sommerso, che disponeva di 12 posti letto e venne inaugurato il 24 agosto 1894. Durante la prima guerra mondiale, nei dintorni di quest’ultimo, sorse un grande villaggio in grado di offrire ricovero a più di 1000 persone. (Da: Escursioni nel parco dell’Adamello di Frattini e Contino) L’escursione completa, che segue al ritorno la stessa via dell’andata, supera in un sol giorno un dislivello notevole: mille metri in salita e 2400 in discesa. Percorso disegnato su mappa Google Earth; in rosso andata e ritorno. |
Mappa della cima:
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