1. Losing my religion - Rem
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E’ lecito vantare un credito nei confronti di una montagna? A distanza di 10 anni esatti, tanti ne sono trascorsi dalla prima escursione in quei luoghi, conclusasi senza fortuna, tale obbligazione può ritenersi completamente risolta. Considerata la peculiarità della nostra compagnia, non più giovane, i tempi oggettivi di percorrenza, per l’intera escursione, si sono dilatati lievemente: ma a chi giova correre quando il tempo a disposizione è sufficientemente lungo? Ciò che più importa è andare per monti trovandovi diletto, seppure con fatica.
Primo giorno: Un ringraziamento particolare va rivolto a Cristiano, il gestore del rifugio Corsi, grazie al cui consiglio abbiamo affrontato la salita al Jof Fuart per la via attrezzata Anita Goitan. Il rifugio Corsi, che sorge sulle rovine della capanna Findenegg distrutta durante la prima guerra mondiale, è situato su un terrazzo erboso in bella posizione, al centro di un anfiteatro coronato dal versante orientale delle Cime Castrein, dal versante meridionale del Jof Fuart, delle Madri dei Camosci e della Cima di Riofreddo e da quello occidentale della Cima del Vallone. Magnifica la vista panoramica sulla catena che va dalla Cima del Lago al Monte Forato. L’imbocco del sentiero 625 è situato nei pressi della casermetta della Guardia di Finanza di Sella Nevea. Dopo un tratto di bosco, poco oltre la Casera Cregnedul, che si lascia sulla sinistra, si esce su terreno aperto. Continuando in salita con splendide visioni sul gruppo del Canin, si aggira un costone e, con una serie di tornantini, si perviene al Passo degli Scalini (2022 m). Da una cimetta, ad un paio di minuti dal passo, si apre un panorama stupendo verso la conca del rifugio con il gruppo del Jóf Fuart mentre più a destra spicca il maestoso Mangart. Si scende verso il rifugio transitando sulle cenge sotto la Parete delle Gocce ed il Campanile di Villaco, con postazioni di guerra austro-ungariche. (www.rifugiocorsi.it) Secondo giorno: Il percorso attrezzato A. Goitan inizia alla Forcella di Riofreddo e termina alla Forcella Lavinal dell’Orso. L’ambiente è severo, regno incontrastato di stambecchi e camosci, e caratterizzato da cenge a tratti esposte, enormi pilastri e bizzarre formazioni di roccia. Le difficoltà non sono mai eccessive; si tratta comunque di una ferrata consigliata ad escursionisti esperti. Dal rifugio si seguono le indicazioni per i sentieri 625-627 che salgono sulla destra verso la Forcella del Vallone, per continuare poi a sinistra sul solo 627 che si avvicina alla parete sud della Cima di Riofreddo seguendo i bolli rossi che salgono all’attacco della via ferrata posta nella stretta forcella di Riofreddo (targa, ore 1,30 circa dal rifugio). La cengia principale, che verrà percorsa fino ad incrociare la via normale allo Jof Fuart, si snoda tra le pareti della Cima di Riofreddo, dell’Innominata e delle Madri dei Camosci, interrompendosi in corrispondenza delle spaccature tra queste cime, dove si affrontano i punti più esposti ed impegnativi. Abbandonata la cengia (ore 2,00 circa dall’attacco) si segue la via normale che accompagna alla cima in poco meno di un’ora. Si scende per lo stesso sentiero di salita fino all’incrocio con il Goitan e si prosegue a destra sull’altrettanto splendido cengione dominato da enormi torrioni-colonne che si ergono inquietanti sulla parete sud dello Jof Fuart, quasi a volerlo sorreggere. Si giunge quindi alla Forcella Mosè, dove la vista si apre stupenda sul gruppo del Montasio per poi scendere, con cautela, attraverso il colatoio che porta al rifugio Corsi (ore 2,30 dalla cima). Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: in rosso salita al rifugio, primo giorno; in giallo sentiero attrezzato Anita Goitan per la cima e ritorno a Sella Nevea, secondo giorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |
Mappa della cima:
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