1. Minuet e Badinerie - Bach
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Per la salita a cima Vezzena, o Pizzo di Levico, esiste una comodissima (fin troppo!) strada asfaltata che partendo dal passo Vezzena sale fino ad un bivio (quota 1595 m) da cui si stacca una carrareccia che porta alla cima. Questo percorso è molto adatto ad essere intrapreso in inverno, con ciaspole ai piedi (vedi sezione: Ascensioni invernali Prealpine Cima Vezzena). In estate invece è molto più remunerativo seguire tracce di sentieri che risultano tali soltanto sulle carte topografiche poichè, nella realtà, di essi non c’è affatto traccia sul terreno! Sulla strada 349 che da Asiago porta al Passo Vezzena, dopo la chiesetta di S. Zita ed in prossimità del cartello indicatore malga Sassi (1405 m), si lascia l’auto e si procede su traccia evidente in direzione della malga poco distante. Raggiunta la malga (1448 m) le cosidette tracce si perdono immediatamente ed è necessario superare una larga fascia di bosco ponendo attenzione all’orientamento (sempre verso nord) prima di intersecare la strada asfaltata che proviene dal passo. La si segue per un breve tratto verso destra superando il bivio (1595 m) con la carrareccia che sale a sinistra verso la cima per abbandonarla definitivamente nei pressi di malga Marcai di sopra (1657 m). Oltre la malga si continua liberamente, sempre in direzione nord, per vasti pascoli e rado bosco fino al crinale (1750 m circa) che proviene da Porta Manazzo toccando Cima Manderiolo e Bocca di Forno (sentiero di cresta 205). Ci troviamo sul bordo settentrionale dell’Altopiano di Vezzena; sotto di noi si apre la profonda e vasta voragine della val Sugana con i paesi del fondovalle, i laghi di Levico e Caldonazzo e la dirimpettaia catena dei Lagorai meridionali sul versante opposto. In rosso, tracce di sentiero e parte della strada asfaltata in salita; in verde, sentiero 205 più tracce di sentiero in discesa. Si procede verso sinistra affrontando un percorso un pò più impegnativo di quello seguito fino ad ora. La cima, con la grande croce in ferro ed il forte austriaco scavato nella parete rocciosa sotto di essa, è raggiunta dopo ore 2,30 dalla partenza. Numerosi cartelli richiamano l’attenzione dell’escursionista a non introdursi all’interno della struttura ormai in rovina ma con una facciata pur sempre austera, rivolta a settentrione. Per la sua fantastica posizione panoramica il forte Spitz Verle venne denominato “l’occhio degli altipiani”. Data la difficoltà di raggiungere la vetta ed il forte scavato proprio nelle rocce di cima, non era dotato di armamento pesante. Aveva solamente postazioni per mitragliatrici e una torretta di osservazione blindata e girevole. La stradina di accesso si trovava su terreno scoperto completamente sotto tiro, in particolare dal forte italiano sul monte Verena. Impraticabile durante i combattimenti, venne perciò approntato un sentiero di collegamento su cenge espostissime sul versante nord, verso la Valsugana, ora impraticabile e quasi completamente franato. Il forte fu più volte assaltato dalla fanteria italiana, senza successo, e quasi completamente distrutto dalle cannonate dell’artiglieria di forte Verena. (magicoveneto.it) Per il ritorno si segue la carrareccia militare che scende verso sud-ovest per abbandonarla quasi subito nei pressi del primo tornante e seguire il sentiero 205. Esso scende in maniera abbastanza ripida dapprima sul filo di cresta e quindi per bosco; incontra la strada asfaltata che si segue per breve tratto per poi abbandonarla in direzione dei ruderi del forte di Busa Verle (1504 m). Il forte di Busa Verle era uno dei capisaldi della linea austroungarica ed il primo ad essere coinvolto nella breve, ma intensissima, ‘guerra dei forti’. Alle 3.55 del 24 maggio 1915 dal dirimpettaio forte Verena fu sparata la prima cannonata che sigilla l’entrata in guerra dell’Italia. (magicoveneto.it) Si continua quindi sulla strada del ritorno, seguendo le cosidette tracce di sentiero, verso la strada Asiago-Passo Vezzena. Si procede ora in maniera più tranquilla, su prati estesi e privi di bosco; di tanto in tanto è necessario superare tratti filo spinato che delimitano i pascoli frequentati da numerose mandrie di bovini. Malga Sassi rappresenta il nostro obiettivo intermedio prima di raggiungere l’auto parcheggiata a bordo strada (ore due dalla cima).
Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto. |
Mappa della cima:
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