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“Incomodissimo è il salirvi, giacchè così sconnesse sono le pendici del suo monte che, alzando gli occhi nell’andarvi, vedesi sempre sopra il naso il Castello … Scarseggia questo luogo di acque nell’alto dei suoi monti e dell’abitato, rendendosi incomodo vieppiù lo averla per la ertissima disposizione delle sue pendici” Così descriveva Monteacuto delle Alpi l’abate Serafino Calindri, nell’anno 1781. Monteacuto delle Alpi (915 m), ubicato in posizione strategica sulla destra idrografica della valle del torrente Silla, uno dei più elevati borghi dell’appennino emiliano, è il punto di partenza di questo magnifico itinerario che, per il tempo necessario a percorrerlo (circa 6 ore), il dislivello complessivo di salita (circa 900 m), l’alternanza di tracce di antiche mulattiere lastricate a sentieri che risalgono decisi ed esposti le dirupate pendici e la presenza di un discreto manto di neve fresca, può essere classificato per escursionisti ben allenati. L’itinerario discende dapprima la selvaggia vallata del Fosso Baricello, ne percorre il versante sinistro fino al mulino della Squaglia (740 m), superato il quale passa nel versante destro, guadando il fosso, e raggiunge il santuario della Madonna del Faggio (798 m), meta di pellegrinaggi. Dopo un lungo tratto in salita e diversi saliscendi, per l’attraversamento di numerosi ruscelli, tributari del Baricello, si raggiunge il pianoro erboso di Pian dello Stellaio (1.375 m). Da questo importante nodo sentieristico locale, che collegava originariamente il bolognese al confinante territorio pistoiese mediante il passo di Porta Franca, si arriva rapidamente alla piana del Rombicciaio, il punto più elevato dell’itinerario, caratterizzato dalla presenza di un bel pascolo, dove sono abbondanti le tracce della presenza di cinghiali e daini, e di un faggio secolare nel cui tronco è ricavata una nicchia con effige della Madonna ed oggetti di culto ad essa collegati. La discesa procede verso il passo della Donna Morta (1.401 m) ed i ruderi dell’abitato di Caffa. Proseguendo su sentieri più stretti, lungo il crinale di Monteacuto, e dopo aver superato diversi casoni per l’alpeggio del bestiame, da tempo in rovina, si rientra, poco prima del tramonto, a Monteacuto attraversando castagneti e pascoli ormai completamente abbandonati. (Estratto da: Escursioni nell’appennino bolognese di Renzo Rabacchi) |
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