Prealpi trentine
Data escursione: 22 Marzo 2023Vetta: Croce del Chegul - 1.263 m
Vetta: Doss dei Corvi - 1.474 m
Vetta: Marzola nord - 1.737 m
Organizzata: Privatamente
Difficoltà:
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Cenni storici: La Marzola, durante la Grande Guerra, faceva parte del complesso piano difensivo della città di Trento. Alle truppe dislocate sulla Marzola spettava il compito di difendere la città da possibili avanzate italiane provenienti dalla Valsugana. Sulla Marzola rimangono ben visibili i resti di queste fortificazioni nonostante il bosco ne abbia parzialmente coperto la vista.
La montagna venne profondamente fortificata e trasformata, soprattutto tra il settembre 1914 e il maggio 1915, attraverso la creazione dell’ampia linea di difesa Chegul-Marzola-Maranza: trincee, gallerie, postazioni di artiglieria e migliaia di soldati. Di fatto però non venne mai attaccata e nonostante l’attività della natura restano ancora molti segni di quegli interventi. (trentinograndeguerra.it)
Premessa: La Marzola è, par antonomasia, la montagna di Trento. Potrebbe paragonarsi ad un grande ventaglio aperto con il profilo convesso in direzione nord-sud. Il suo lato occidentale, sopra la città trentina, è completamente coperto di boschi e presenta un aspetto dolce ma austero; il lato orientale, al contrario, è assai frastagliato e precipita vertiginosamente nella valle sottostante, sopra il paese di Pergine ed il lago di Caldonazzo. Il crinale del monte, dal Doss dei Corvi alla cima, è percorribile con un esposto sentiero che offre panorami mozzafiato e, tutt’intorno, una corona di cime conosciute, seppure velate da una leggera bruma. Il settore più settentrionale del monte presenta aspetti simili a quello orientale dove, in particolare sulla Croce del Chegul, è stata attrezzata una facile e breve via attrezzata intitolata a Giordano Bertotti.
Partenza ed arrivo: da Trento città si seguono le indicazioni per Povo e Borino fino al passo Cimirlo (733 m). Si procede poi su strada forestale stretta ma asfaltata in direzione del rifugio Maranza per 1 km circa incontrando un primo piccolo parcheggio dove si stacca il sentiero CAI 411 che percorreremo al ritorno. Poco più avanti, forse 500 metri, si perviene ad un secondo spiazzo, località Colmo (830 m circa) dove ha inizio il sentiero CAI 427 ed è possibile parcheggiare. Pochi metri ancora e, a piedi sulla strada asfaltata in direzione Maranza, si devia a sinistra, sul sentiero CAI 418, per la ferrata del Chegul.
Escursione ad anello aperto nella parte finale: si guadagna quota immediatamente; il sentiero avanza fino a condurre su una sorta di poggio dove la vista si apre sopra un caratteristico contrafforte roccioso. Qui si riprende a salire compiendo alcune svolte. Percorrendo un’aerea cengia appaiono le prime attrezzature del sentiero attrezzato. Continuando successivamente per sentiero (su un parete è collocato il libro delle firme), si guadagna quota avanzando ancora per scorgere, poco più in alto, l’attacco vero e proprio della ferrata alla fine della quale si giunge sulla cima della Croce del Chegul.
Dalla sommità, sempre sul sentiero 418 si oltrepassa, mediante ponticello, una fenditura rocciosa denominata Busa del Vent. Il percorso a seguire perde lievemente quota scendendo in un avvallamento boscoso. Avanzando in lieve salita si perviene allo Spiaz de le Patate (1310 m) e successivamente in località Stoi del Chegul (1330 m), spiazzo erboso caratterizzato da gallerie scavate nella roccia durante la Grande Guerra per ricoveri, depositi e magazzini per le truppe austriache.
Dagli Stoi, continuando per larga traccia, si scende leggermente fino ad incontrare un incrocio (indicazioni). Si prosegue sul sentiero 411 verso sud per Doss dei Corvi e Marzola riprendendo a guadagnare quota. Con successiva progressione, si arriva a lambire la dorsale spartiacque e la sommità del Doss dei Corvi (1474 m) con variante al sentiero 411.
La discesa dal Doss dei Corvi riporta sul CAI 411 avanzando in versante Adige. Si prosegue fino a raggiungere un bivio (indicazioni) dove a sinistra si stacca il sentiero 411A per la sommità della Marzola. Procedendo dapprima in direzione nord-est in decisa salita e deviando poco dopo verso sud (tracce di neve gelata) si perviene ad un piccolo balcone del crinale che si affaccia sul caratteristico torrione roccioso dell’Omenet. Altre svolte sono necessarie per approdare su un dosso erboso, punto panoramico eccezionale, segnalato sulle mappe, poco sotto la sommità della Marzola Nord, dove ci concediamo una sosta ristoratrice. E’ necessario un ultimo strappo tra prato e pini mughi per raggiungere la panoramica cima, obiettivo finale della nostra escursione.
Il ritorno ci porta a ripercorrere il sentiero CAI 411 fino agli Stoi del Chegul e Spiaz de le Patate dove seguiremo il sentiero 411 in direzione nord, verso Prà de Stelar, Borino e passo Cimirlo. Varie deviazioni ci riporteranno sulla strada asfaltata poco più in basso della località Colmo dove abbiamo parcheggiato al mattino.
Tempi: 1 ora e trenta minuti circa per l’avvicinamento, percorrenza della ferrata ed arrivo in cima alla Croce del Chegul, partendo da località Colmo. In totale, dal parcheggio alla cima della Marzola: circa 4 ore e 30 minuti, comprese le soste per affrontare la ferrata, la visita agli Stoi e la sosta ristoratrice. Per la discesa saranno necessarie ulteriori ore 2,30.
Segnaletica: ottima! Senza i vari paletti indicatori di direzione sarebbe quasi impossibile orientarsi sulle destinazioni scelte considerando l’ambiente completamente boscoso e la presenza di diversi sentieri. Un solo paletto del CAI, dopo la località Prà de Stelar, nella discesa sul sentiero 411, si presta ad ambigua interpretazione sulla scelta tra il 427 ed il suddetto 411 per ritornare sulla strada asfaltata. Evitando di scegliere il 427 siamo approdati sulla strada per Maranza circa 500 metri lineari distanti dall’auto parcheggiata in località Colmo.
Percorso rilevato con GPS e trasportato su mappa Google Earth: rosso in andata, verde al ritorno. Cliccando sul simbolino della macchina fotografica si può visualizzare la foto.