La Vetta d’Italia? Se la studia ale elementari e alora con tute le zime che se fa, come se pol evitarla? (www.kepo.it)
Primo giorno:
da Casere in valle Aurina (1582 m) al rifugio Brigata Tridentina (2441 m);
Segnavia: 13
Tempo di percorrenza: 3 ore circa;
Difficoltà: (E) = escursionisti (minimo di esperienza escursionistica ed allenamento);
Dislivello: 850 metri circa in salita.
Secondo giorno:
dal rifugio alla Vetta d’Italia (2912 m) e ritorno a Casere;
Segnavia: 13 (Via della Vetta d’Italia) + sentiero per escursionisti esperti (per la vetta) + 14 (per il rientro);
Tempi di percorrenza: circa 2 ore per la vetta. Per la discesa a Casere ancora 4 ore circa;
Difficoltà: (E) = escursionisti (EE, escursionisti esperti solo per il tratto di accesso alla vetta);
Dislivello: circa 450 metri in salita e 1300 in discesa.
Dal parcheggio si segue il corso del torrente Aurino lungo una mulattiera che termina alla Kehrer Alm (1842 m). Si prosegue per sentiero e dove la valle si restringe si raggiunge la Lahner Alm (1986 m). Qui si apre una suggestiva conca di prato acquitrinoso, con la sagoma del rifugio sullo sfondo e più a destra il ghiacciaio del Picco dei Tre Signori. Poi il sentiero prosegue ripido ma comodo, per terminare al rifugio Brigata Tridentina.
Dal rifugio si procede verso ovest per sentiero pietroso, chiamato “Via della Vetta d’Italia”, fino ad arrivare a quota 2624 m (forcella del Diavolo) dove si dirama il sentiero per esperti verso la vetta, raggiungibile in un’ora circa, salendo su ghiaione e tra roccette.
Si ritorna alla forcella per proseguire poi verso il Passo dei Tauri aggirando la Costa del Prete oltre la quale si incontra una scalinata in legno denominata “Scala del Diavolo”. Si raggiunge poi il rifugio, chiuso, Vetta d’Italia della Guardia di Finanza (2567 m) da dove, in breve si può accedere al Passo dei Tauri (2633 m), valico naturale di confine con l’Austria. Percorrendo il sentiero 14, si ritorna al fondovalle dopo aver toccato la Obere Tauermalm (2018m).
“La notte di fine estate, trascorsa presso il rifugio d’alta quota Brigata Tridentina, a 2.441 m.s.m, resterà a lungo scolpita nella memoria per lo spettacolo unico di uno straordinario cielo stellato, dopo una limpida e calda giornata estiva.
Con le tenebre che avanzavano da oriente, il cielo lentamente assumeva diverse colorazioni, dal rosa tenue al turchino fino all’indaco ed in questa dissolvenza di colori, con le creste dei monti che ormai disegnavano soltanto graffi nel cielo sempre più privo di luce, cominciavano ad apparire le prime stelle, prima una soltanto, verso sud, poi poche altre ed infine a migliaia, in veloce progressione.
Gli esperti occhi contabili (dei compagni d’escursione, quasi tutti bancari) andavano questa volta non alla ricerca del numero infinito di stelle ma delle note costellazioni, le due Orse, Cassiopea, la Cintura di Orione (se mai fosse stata visibile dal nostro punto di osservazione), la stella Polare, non di prima grandezza ma individuabile comunque anche solo per il fatto di essere sulla verticale della Vetta d’Italia, la nostra meta del giorno dopo.
Con il naso a lungo rivolto all’insù alla ricerca di stelle cadenti, tra felici momenti di ilarità ed alcuni vani tentativi di intonare canti alpini, veniamo sospinti verso le brande da continui sbadigli e dalle luci del rifugio che cominciano a spegnersi.
Già, le brande! Come accompagnatore di trekking, mi spetta l’onere di chiudere la comitiva escursionistica che inevitabilmente si sfrangia lungo il percorso ed al rifugio trovo la sorpresa che, per me, non c’è posto letto insieme con i compagni.
“Non si preoccupi” mi fa il gestore con tipico accento altoatesino. “Per lei c’è posto nella dependance”.
La dependance è una baracca in legno di 4×3 metri, addossata ad uno spuntone roccioso, a poche decine di metri dal rifugio, con altresì funzioni di legnaia. Non ci sarà comunque alcun problema; probabilmente starò ancor più tranquillo e con un pizzico di spazio in più a mia disposizione. Trascorrerò la notte, per me normalmente avara di sonno, cullato dal rumore dell’acqua di fusione di un nevaio poco lontano che alimenta un ruscello vicino alla baracca.
E la Vetta d’Italia?
Raggiunta, ahinoi, il giorno dopo durante le uniche due ore di tempo incerto che le condizioni meteo ci hanno riservato; un vero scherzetto, assai improbabile a verificarsi, che il tempo ci ha giocato nel corso di due eccezionali giornate alpine!”
Percorso disegnato su mappa Google Earth: in rosso salita al rifugio, primo giorno, in verde discesa a Casere, secondo giorno, in giallo itinerario per la vetta.
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